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lgbtq dalla bestemmia al bestialismo


Giù le mani da Maria. Collettivi blasfemi e politici senza rispetto



Marina Corradisabato 7 dicembre 2019


All’ultimo momento il rettore dell’Alma Mater Studiorum, l’Università di Bologna, ha annullato il party "Immacolata Con(trac)cezione", indetto per ieri sera nei locali dell’ateneo da alcuni collettivi studenteschi.
«Mettiamo al bando la verginale santità mariana, è arrivato il momento di celebrare l’Immacolata Con(trac)cezione con un indecoroso party della Madonna», era l’invito, con tanti preservativi in cielo svolazzanti sopra a un’immagine mariana. Organizzatori i ragazzi di Uni Lgbtq, Rethink e altri gruppi, nel nome della libertà di "gender" e contro ogni discriminazione omofoba.

La reazione via Twitter del senatore della Lega Simone Pillon ha aperto la polemica inducendo la retromarcia dell’Università, e l’alt al party.
«E noi che credevamo di essere in uno Stato laico» hanno reagito, lamentosi, i collettivi, annunciando un social bombing, un bombardamento di messaggi Web, contro i cattolici «cattivi e bigotti». E vabbè, ti dici leggendo i comunicati, il rettore, seppure in corner, ha annullato la festa.
Che d’altronde, sebbene rivendicando diritti gay e lesbici, ha un retrogusto vecchio, il sapore dell’antica goliardia delle università di prima del ’68, che senza Web e magari senza gridarlo ad alta voce si compiaceva di volgarità e blasfemie.
Questi studenti nati alla vigilia dell’anno 2000 non sanno forse esattamente cos’era la goliardia, e credono di avere inventato qualcosa di nuovo con il loro invito "provocatorio".

Scrivono: «Ci viene difficile immaginare un’argomentazione legittima per opporsi a iniziative che portano all’interno dei nostri luoghi i temi della sessualità consapevole, della contraccezione gratuita, della liberazione dei corpi e dei femminismi». Bene, ragazzi, risponderesti, ma la Madonna cosa c’entra? E voi che dite di battervi contro ogni discriminazione e offesa alla sessualità di ciascuno, non siete sfiorati dal dubbio che possa esistere anche qualcosa d’altro, degno di rispetto? Per esempio i sentimenti di quanti sono cristiani. E quindi credono che Maria sia la madre di Gesù Cristo. Credono che Maria fosse un’adolescente di forse quattordici anni che concepì un figlio, senza conoscere uomo; e quel figlio annunciò la rivoluzione dei Vangeli, e per questo fu perseguitato e messo sulla croce.

Predicava, quell’uomo: «Ama il prossimo tuo come te stesso», cosa inaudita per l’antichità, e ancora adesso scandalosa, a giudicare da quanto nel mondo ci si odia e ci si ammazza e ci si discrimina. Insomma, quel concepimento misterioso diede l’avvio a una svolta per gli uomini tale che ancora oggi contiamo gli anni dalla nascita a Betlemme. Non è forse allora anche la fede in Cristo, e in sua madre, e nella sua maternità che pure sfugge alla logica umana, qualcosa che merita rispetto al pari almeno di ogni declinazione di gender?


Sono ragazzi, cerchi di dirti comunque, pensando a quanti, dei goliardi di un tempo, si sono poi convertiti, o riposano ora sotto a una croce. Invece non è un ragazzo Matteo Salvini, che pure sulla vicenda bolognese ha prontamente lanciato un tweet indignato. Non è un ragazzo, è un politico scafato, uno capace di trascinare le folle. In tutt’altro modo, ma la Madonna anche lui la cita spesso e volentieri. Nei comizi, o in tv, estrae di tasca ro- sari che brandisce come segno quasi di identità italiana 'autentica'. Anche l’altra sera in tv a 'Porta a porta' non ha perso occasione di citare, peraltro non esattamente, un passo di un messaggio della Madonna di Medjugorje, e di usarlo, molto 'adattato', contro il premier Conte.

Ora, che senso ha tirare in ballo Medjugorje mentre si parla del Governo, se non quello di strizzare l’occhio a quella certa parte di cattolici che potrebbe apprezzarlo, e votare Lega? Uso improprio della Madonna, a fini elettorali; e dispiace che non pochi credenti non vogliano vedere questa strumentalizzazione, quando pare chiaro che la logica nazionalsovranista del 'prima gli italiani' e del 'la pacchia è finita' di cristiano non ha nulla. È dunque in due schieramenti agli antipodi, i collettivi studenteschi Lgbtq e il leader di un partito di destra, l’uso – provocatorio e offensivo, oppure apparentemente devoto – di un nome che per molti è sacro. Sacro più di orientamenti sessuali e scelte di voto; sacro per chi ha fede in quella donna che, con il suo 'fiat', ha messo al mondo il figlio di Dio. Senza conoscere uomo: assurdo, pazzesco, e, dicono, anche 'sessuofobo' il solo immaginarlo.

Eppure miliardi di uomini e donne nei secoli ci hanno creduto e ci credono – convinti che Dio può fare quel che vuole, oltre le leggi di natura. E fra quegli uomini e donne che ci hanno creduto e ci credono c’è san Francesco, che oggi ci appare un profeta e offre il nome a un Papa che ci chiama a servire Dio e l’umanità nei poveri e nell’alleanza pacificante col Creato. E ci sono Teresa di Calcutta, e Karol Wojtyla, per fare soltanto, in due millenni, pochi nomi. Nomi di rivoluzionari, di quelli veri. Di quelli che lasciano, loro sì, un segno – buono – nella storia.

L’ultima frontiera del sacrilegio: mostra con ostie consacrate per formare la parola “pedofilia”




Miguel Cuartero Samperi/Aleteia | Nov 28, 2015




Migliaia i fedeli per la Messa di riparazione convocata dal vescovo di Pamplona

Nella terra di San Francesco Saverio, mercoledì 25 novembre, circa 5mila fedeli provenienti da tutta la regione e centinaia di sacerdoti della Navarra si sono stretti in preghiera nella Cattedrale di Pamplona, guidati dall’arcivescovo mons. Francisco Pérez. La celebrazione è stata indetta dal vescovo in risposta all’opera profanatoria esposta nei locali del Comune che, nei giorni scorsi, ha scosso l’opinione pubblica di tutta la Navarra.

Un artista locale ha infatti inserito nella sua mostra, istallata nel Municipio, un opera sacrilega intitolata “Amén”, che offende in maniera violenta tutti i cristiani colpendo ciò che hanno di più caro: il corpo di Cristo. L’artista – in passato arrestato per atti osceni e prostituzione – non è nuovo a certe provocazioni a sfondo religioso e morale: la sua arte sovversiva è condita essenzialmente di violenza, pornografia, mutilazioni fisiche, odio verso le religioni, ecc. Ma questa volta la sua sfida ha oltrepassato ogni limite provocando uno sdegno generale anche tra i non cattolici.

Il presunto artista ha esposto delle fotografie dove allineava sul pavimento diverse particole (ostie) in modo da formare la parola “pederastia” (pedofilia) precisando che si tratta di 242 ostie consacrate, da lui stesso prelevate durante diverse Messe a cui avrebbe partecipato nelle parrocchie di Madrid e Pamplona. Le stesse Ostie sono state “esposte” in un piatto all’interno della mostra. Il tutto corredato di foto che lo ritrae nell’atto di prendere la comunione durante una celebrazione, fingendo di assumere l’ostia consacrata che poi avrebbe conservato per fini “artistici”. “Non ho fatto nulla di illegale andando in Chiesa e mettendomi le ostie in tasca” ha affermato senza tentennamenti, l’autore della mostra, che ha definito l’Opus Dei “una banda terroristica all’interno della Chiesa” e si è riferito alle Messe di riparazione come eventi “in onore al golpismo franchista”.



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Nell’intenzione e nell’opera di questo giovane artista, il cui nome – come disse il Cervantes – non vogliamo ricordare, c’è tutto il peggio che può abitare l’anima umana: presunzione, superbia, arroganza, sacrilegio, vilipendio religioso, cattiveria, furto, ostentazione, odio religioso… Ma ciò che ha ferito più intimamente i fedeli è stata l’offesa alla Santa Eucarestia, che per i cristiani è il corpo di Cristo. L’ostia consacrata, infatti, non rappresenta Cristo, non lo significa, non lo simbolizza, ma lo è a tutti gli effetti: l’ostia consacrata è Cristo stesso, il Verbo incarnato, in altre parole: l’ostia è Dio.




Inutile dire che le polemiche hanno sortito l’effetto desiderato dall’artista: la popolarità. Il nome di questo giovane signore impazza sui media locali e internazionali e sul web: su Twitter i suoi followers sono aumentati esponenzialmente (mille nuovi followers in 24 ore) e non c’è giornale locale o sito religioso che non parli di lui e della sua esposizione. Per tutta risposta, l’autore del misfatto si gongola per la popolarità mentre si mostra come una vittima dell’ultra fondamentalismo e terrorismo religioso che mina la sua libertà di espressione.




Dal punto di vista politico le condanne sono arrivate solo dagli esponenti del centro destra (UPN e Partido Popular), mentre il governo regionale e tutte le altre formazioni politiche hanno rifiutato ogni censura difendendo la “libertà di espressione” dell’artista a prescindere dai contenuti offensivi. Le proteste dei fedeli (in realtà spontanee e prive di connotazioni politiche) sono state considerate dai politici e dalla stampa locale come una campagna politica frutto del fondamentalismo degli attivisti cattolici di estrema destra (definiti “ultraderecha católica”).










I cattolici non sono invece rimasti con le mani in mano ed hanno alzato la voce contro l’affronto riuscendo a far ritirare il piatto Ostie consacrate (secondo fonti del Comune) mentre il resto della mostra (comprese le foto con la scritta incriminata) è rimasto aperto al pubblico. Il municipio di Pamplona ha infatti rifiutato la proposta di chiudere la mostra sacrilega lasciando la decisione allo stesso artista.




Una mobilitazione promossa dall’Associazione di Avvocati Cattolici, ha denunciato l’artista per “profanazione” e ha raccolto in pochissime ore più di 100mila firme per chiedere di annullare l’evento; numerose le manifestazioni in piazza per protestate contro l’infame esposizione. Di particolare rilevanza la veglia di preghiera di fronte ai locali che ospitano l’esposizione: centinaia di fedeli si sono inginocchiati, in adorazione, innanzi il Cristo oltraggiato e calpestato all’interno della mostra, per pregare assieme il Rosario.




L’evento più importante è stato, senza dubbio, la celebrazione eucaristica di “riparazione” indetta dall’arcivescovo di Pamplona mons. Francisco Pérez per mercoledì 25 novembre. La cattedrale di Pamplona ha accolto migliaia di fedeli “come non si era mai visto da anni”, ha affermato un testimone.




Nei giorni scorsi la diocesi di Pamplona emetteva, a nome dell’arcivescovo, un comunicato stampa intitolato “Profanare Gesù Eucarestia è un sacrilegio gravissimo”. Il comunicato parla di un “fatto che offende profondamente la fede e i sentimenti cattolici”, un “attentato contro la libertà religiosa” mentre ricorda che “Un cattolico che commette un fatto simile, incorre nella scomunica immediata riservata alla Sede Apostolica, secondo ciò che è indicato nel Codice di diritto Canonico, nel canone 1367, che stabilisce che ‘chi profana le specie consacrate, oppure le asporta o le conserva a scopo sacrilego, incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica’”.




Nell’omelia della Messa di riparazione, mons. Pérez ha sottolineato la centralità del Santissimo Sacramento dell’Eucarestia (“ciò che è più sacro per i cristiani cattolici”) ribadendo che la libertà di espressione non coincide con la libertà di offesa:




“Come arcivescovo della Sede Episcopale di Pamplona, come successore degli Apostoli in questa Diocesi, raccogliendo il sentimento del popolo cristiano, non solo locale ma di tutto il mondo, mi vedo obbligato ad affermare che la vera libertà d’espressione non prevede il presunto diritto all’offesa o il disprezzo a ciò che c’è di più sacro”.




Inoltre ha invitato i fedeli a difendere con vigore e senza tentennamenti i principi non negoziabili, attaccati e contrastati nell’odierna società: “Faccio un appello alla coscienza umana e cristiana di tutti noi affinché siamo sensibili ai problemi della nostra società. Per favore, difendiamo il diritto alla vita, al matrimonio, alla famiglia, l’educazione dei nostri bambini e giovani, il servizio al bene comune, ai più deboli e bisognosi, la vera cultura del lavoro, la pace tra le nazioni…”




Infine il l’arcivescovo si è rivolto ai giovani con parole di incoraggiamento: “Siete molti che in questi giorni vi siete sentiti commossi dalla necessità di riparare questa offesa e vi siete interrogati sul senso di questi avvenimenti. Forse vi siete interrogati anche sul senso della vostra vita: Che ha fatto Cristo per me? Cosa devo fare per Cristo e per i miei fratelli? Non è tempo di buttarsi sul divano e guardare la vita da lontano. Dio vi chiama, ha bisogno di voi per cambiare il mondo.”




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Il sacrilegio più grave mai osato, fortissima reazione di Chiesa e fedeli




25 Novembre 2015 - 15:57







(di Mauro Faverzani) Non c’è solo il fanatismo islamico a scuotere ed a devastare l’Occidente; ve n’è anche un altro, più silenzioso ma non per questo meno pericoloso, esattamente parallelo e speculare: quello laicista e giacobino, che forse, almeno per il momento, non giunge a dilaniare i corpi, ma senza dubbio riesce a trafiggere le anime.




Tristemente esemplare, in tal senso, quanto avvenuto in Spagna, ove, a detta degli stessi osservatori, si è consumato il sacrilegio più grave mai commesso dai tempi della terribile Guerra Civile. Abel Azcona ha 27 anni ed è originario di Pamplona. Si definisce un artista «multidisciplinare», specializzato nella cosiddetta «arte d’azione». Nessuno ha mai sentito parlare di lui e probabilmente nessuno ne sentirebbe mai parlare.




Forse anche per questo ricerca spasmodicamente la provocazione sopra le righe, l’eccesso smodato, la trasgressione urlata, superando non più soltanto il limite della decenza (non parliamo di buon gusto…), bensì anche quello del rispetto del sacro. Per questo si è preso la briga di recarsi in diverse chiese di Pamplona e Madrid durante la S. Messa, fingere di comunicarsi e trafugare l’Ostia consacrata. Questo per ben 242 volte. Poi ha usato le particole per comporre con esse, dopo averle gettate a terra, la parola «pedofilia».




Tutto questo, si noti bene, col Corpo di Cristo. La profanazione è evidente. E lo è anche il reato contro i sentimenti religiosi, regolato dall’art. 525 del Codice Penale spagnolo, che condanna chiunque si faccia beffa di dogmi, credenze, riti o cerimonie. A peggiorar le cose, la mostra dal titolo Desenterrados, allestita proprio in questi giorni da Azcona a Pamplona. Dove ha esposto anche l’opera blasfema in questione. Pietosamente riscattata da una persona, che ha preferito rimanere anonima: ha tolto le Ostie consacrate dall’esposizione e le ha trasferite in una parrocchia, per por fine al sacrilegio. Solo in parte, però. Purtroppo sono rimasti i pannelli con le immagini, che raffigurano minuziosamente le varie fasi della sua realizzazione.




Un vero e proprio pugno nello stomaco. Un’offesa frontale al Divino, un fatto di una gravità inaudita, un autentico attentato alla fede cattolica. Nella presentazione della mostra, Azcona ha dichiarato di voler con essa «riflettere sulle sofferenze propria ed altrui». In realtà, le sofferenze le provoca soltanto agli altri. Non solo: la questione è divenuta subito politica, in quanto la manifestazione è stata allestita dallo scorso 20 novembre e sino al 17 gennaio dall’amministrazione municipale di Pamplona, guidata dall’estrema sinistra di EH Bildu, nella sala pubblica di piazza Serapio Esparza (Conde Rodezno), presso il monumento ai Caduti.




Si tratta di locali di proprietà della Diocesi, ma ceduti negli Anni Novanta al Comune a condizione che il beneficiario vi svolgesse attività strettamente culturali ed educative, compatibili con la natura e la storia dell’edificio, dovendosi mantenere all’interno l’ordine ed il rispetto dovuto alla Cripta. È evidente come, in questo caso, tali condizioni non solo non siano state rispettate, bensì siano state palesemente violate.




Il Centrodestra con l’Upn, Unión del Pueblo Navarro, ed il sostegno del Partito Popolare, ha presentato una mozione, in cui si bocciava la mostra, accusandola di «mancar di rispetto» ed anzi di attentare «alle convinzioni religiose di una parte della società». Ana Beltrán, del Ppn, ha bollato la mostra di Azcona come «riprovevole» ed «esecrabile». Ma il Parlamento di Navarra, grazie soprattutto al voto compatto delle Sinistre, ha respinto tale richiesta.




I motivi sono sempre gli stessi, triti e ritriti: calpestano la fede altrui, ne oltraggiano e deridono la sensibilità, invocando a sproposito la «libertà di espressione e di opinione», come sostenuto da Koldo Martínez, portavoce della formazione progressista Geroa Bai, mentre Adolfo Araiz, esponente della forza di estrema sinistra, EH Bildu, ha lamentato una «certa aria di censura»: sulla medesima linea anche i socialisti e Laura Pérez, di Podemos, che teme anzi «gravi rischi» e conseguenze da tali atteggiamenti.




La questione si è ora, comunque, spostata nelle aule dei tribunali: l’associazione degli Avvocati Cristiani ha sporto denuncia contro l’autore, accusandolo di «profanazione»; ma ha fatto anche sapere che, dipendendo ora l’utilizzo di quegli spazi dal Comune – dall’Assessorato alla Cultura, nello specifico –, qualora la mostra non fosse immediatamente sospesa, anche l’ente locale si troverebbe citato in giudizio con la medesima imputazione. Anche il governo spagnolo ha chiesto alla Procura di verificare se vi siano gli estremi di reato.




Intanto, l’agenzia InfoCatólica ha diffuso la foto dell’autore delle “opere”, Abel Azcona, affinché tutti, sacerdoti e fedeli laici, «memorizzino il suo volto», e, nel caso «cercasse nuovamente di comunicarsi, per fare in realtà incetta di Ostie consacrate», possano immediatamente assumere i provvedimenti del caso. Le agenzie Change.org e Hazteoir.org, invece, hanno lanciato due pubbliche sottoscrizioni, che han raccolto in poco tempo circa 90 mila firme contro la mostra. Migliaia di fedeli han recitato il S. Rosario a Pamplona, dinanzi alla sede dell’esposizione di Azcona.




Per il 26 novembre è prevista una manifestazione di protesta dinanzi al Comune, per mostrare il netto ed assoluto rifiuto di simili offese a Cristo ed alla fede di milioni di cattolici. Per lo stesso motivo, è stato creato anche il blog, Respeto por Navarra. Lo sdegno è tanto e la reazione forte, questa volta, contro l’ennesimo, sacrilego spregio alla libertà ed al diritto fondamentale di dirsi e di essere cattolici. L’Arcivescovo di Pamplona, mons. Francisco Pérez González, ha deciso per il 25 novembre alle ore 19 la celebrazione contemporanea di due S. Messe di riparazione per il furto sacrilego di ostie consacrate, dichiaratamente ammesso da Azcona: una funzione liturgica nella Cattedrale di Pamplona, celebrata dallo stesso mons. Pérez, e l’altra nella Cattedrale di Tudela, celebrata dal Vescovo ausiliare, mons. Juan Antonio Aznárez Cobo.




Non solo: in un’intervista rilasciata ad Alfa y Omega ha dichiarato che la Diocesi ha sporto una denuncia-querela in proposito: «Noi abbiamo il diritto di accedere alla Giustizia civile – ha affermato mons. Pérez – per tutelarci di fronte ad un atto tanto sacrilego, un atto che lede e ridicolizza ciò in cui crediamo. Si tratta di un sacrilegio blasfemo – ha proseguito – Un sacrilegio, che ha disprezzato, calpestato e deriso l’Eucarestia, che è la presenza reale di Gesù Cristo nell’Ostia consacrata ovvero nella Sua forma più sacra per un cattolico». L’Arcivescovo ha anche scritto al Comune, affinché provveda a «ritirare questa esposizione con connotazioni sacrileghe contrarie alla nostra fede». (Mauro Faverzani)










Evento Lgbt nella Cattedrale di Vienna

04 Dicembre 2019 - 12:14






(Mauro Faverzani) Fu Mattia Corvino, re d’Ungheria dal 1458 al 1490, a parlare di «felix Austria»: ma oggi, certamente, non se la sentirebbe di ripetere quelle parole: l’Austria di oggi non è più quella che lui conobbe. L’ultimo colpo (solo in ordine di tempo…) alla comprovata e fedelissima tradizione cattolica di questo Paese l’ha inferto niente meno che il card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna. È stato proprio lui, a profanare la splendida Cattedrale intitolata a Santo Stefano, ospitandovi sabato scorso un concerto di “beneficenza” pro-Lgbt dal titolo «Il desiderio degli angeli», peraltro co-patrocinato dai Cavalieri di Malta austriaci. Era, questo, l’evento principale di una serie di 15 spettacoli, aventi tutti, almeno ufficialmente, come scopo quello di raccogliere fondi da destinare ai progetti contro l’Aids. Ma che, in realtà, il vero fine fosse quello di una mera propaganda ideologica delle teorie Lgbt è stato dimostrato dai fatti. Già a partire dalla scaletta, che per giorni ha preannunciato la presenza all’appuntamento di nomi “di tendenza” (è il caso di dirlo), tristemente noti al grande pubblico quale quello della drag-queen austriaca Conchita Wurst, al secolo Thomas Neuwirth, divenuto famoso a livello mondiale quando rappresentò il proprio Paese all’Eurovision Song Contest 2014.




A ringraziare il card. Schönborn, per aver concesso la Cattedrale e «per la fiducia riposta in noi», ha pubblicamente provveduto l’organizzatore della raccolta-fondi, l’attivista Lgbt Gery Keszler, già distintosi per aver fondato nel 1992 anche il «Life Ball», altra manifestazione analoga, quest’anno felicemente cancellata avendo perso il sostegno dei suoi principali sponsor. È la terza volta che il card. Schönborn concede la Cattedrale all’associazione «Life +», che promuove iniziative «Lgbt-friendly». Il 1 dicembre 2017, ad esempio, permise sempre a Conchita Wurst, sempre in Cattedrale e sempre in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, di tenere un discorso durante un incontro di preghiera, in pratica interamente “appaltato” alla lobby Lgbt. Nel corso della manifestazione, la drag-queen lamentò una sorta di «persecuzione contro coloro che vivono la propria identità in modo diverso», discorso che ha rivelato, una volta di più, in modo esplicito come il richiamo all’Aids sia stato utilizzato solo come pretesto, per sfruttare l’occasione ai fini di una vergognosa campagna ideologica «Lgbt-friendly». Già quell’incontro vide, nella veste di co-organizzatore, Keszler, cui Sua Eminenza diede addirittura il benvenuto all’ingresso nella storica cattedrale di Santo Stefano. Non solo: lo ha addirittura ringraziato al termine dell’evento per le sue parole, quando cioè Keszler disse di non ritenere importante chi si ami o in cosa si creda, l’importante è amare. Inaudito! Keszler, a sua volta, “ringraziò” l’arcivescovo di Vienna a modo suo l’anno dopo, dichiarando pubblicamente che proprio il card. Schönborn avrebbe “benedetto” lui ed il suo “partner” nel corso di una cena privata. La cosa ebbe inizialmente vasta eco sulla stampa, ma poi si spensero i riflettori e tutto fu messo a tacere. Ancora. L’anno scorso, sempre alla presenza del cardinale, sull’altare della Cattedrale di Vienna ci furono l’attore Philipp Hochmair a torso nudo, noto per aver interpretato ruoli omosessuali, e diverse comparse travestite da demoni, il tutto condito da note rock e da musica elettronica eseguita dal gruppo Elektrohand Gottes, con tanto di luci psichedeliche, durante un concerto a dir poco scandaloso. Si è trattato di una sorta di disgustoso “adattamento” dell’opera austriaca «Jedermann» di Hugo von Hofmannsthal, rappresentata per la prima volta nel 1911. Il testo originale, in realtà, tratta della conversione al Cristianesimo di un uomo ricco, dedito al vizio, resosi però conto negli ultimi istanti di vita del fatto che né gli amici, né il denaro lo avrebbero seguito nella tomba. Prevedibilmente l’opera è stata sin troppo liberamente rimaneggiata, già a partire dal titolo, per l’occasione modificato in «Jederman».




A far problema per le reiterate violazioni del Catechismo della Chiesa Cattolica (articoli n. 2357 e 2358 sull’omosessualità) è certamente la condotta del card. Schönborn, che avrà senz’altro modo di risponderne personalmente al momento opportuno. Ma a far ancora più problema è il prolungato, inspiegabile silenzio di Roma, che ha ormai rinunciato a vegliare sui suoi figli ed a difendere la retta Dottrina.

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